giovedì 22 gennaio 2009

Modena I

Più ci penso, più sono sicuro che

niente mi è mai stato negato dalla

pietra senza dubbio fragile, ma ancora

vitale dopo secoli di fratture brutture.

I molti budelli di cui non mi preoccupo di

ricordare il nome riescono ancora ad incastr

arsi perfettamente l’uno nell’ altro, sia d’

inverno – rilasciando biancore languido, sia d’

estate – diviso e sempre arso.

Tutto è, in un certo senso, impuro qui

dentro: tutto è stato vissuto fino all’ ultimo

viscidume, fino all’ ultimo affetto, ed ora tutto

è ciò che c’è, in basso tra i cocci

in alto, negli sguardi dalle finestre.

Lo tolleriamo, camminando aspiranti nel

biancore languido dell’ inverno, diviso e

sempre arso – è piacevolmente caldo ed accogli-

ente all’anima, in pericolo di essere aspirata

verso una distante, senz’altro incerta vita.

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